Ponte termico e muffa, l’importanza della progettazione

ponte termico e muffa

Il ponte termico e la muffa sono i peggiori nemici del comfort abitativo di ogni tipologia di edificio.

Quando si progetta un nuovo stabile o se ne riqualifica uno già esistente, è di vitale importanza impedire la formazione di ponti termici.

Ciò è possibile progettando un involucro a prova di dispersione termica dotato delle migliori tecnologie isolanti in circolazione.

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Una stanza completamente ermetica vanta eccellenti performance energetiche, ma l’isolamento totale dall’esterno non sempre è la soluzione vincente: scopri perché in questo articolo di iQuadro.

Ponte termico e muffa: quali sono i rischi?

Il fenomeno alla base dei ponti termici è la formazione di un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno degli edifici. Generalmente presenti a ridosso di infissi datati o installati in maniera approssimativa, queste falle possono causare gravi problemi.

La criticità maggiore è sicuramente lo sviluppo di condensa e, successivamente, di muffa. Questo può portare a gravi conseguenze, tra cui:

  • Malattie: le muffe sono formate da una serie di batteri e microbi appartenenti alla famiglia dei funghi. Oltre ad essere infestanti, possono provocare allergie e patologie respiratorie;
  • Danni strutturali: l’umidità, una volta entrata nelle intercapedini, si intrufola ovunque ci sia spazio portando al lento, ma costante, degrado delle pareti. Si causa così il distaccamento dell’intonaco o, nei casi più gravi, lo sgretolamento delle mura;
  • Incremento consumi: i ponti termici generano importanti dispersioni di calore, un fenomeno che rende molto difficoltoso riscaldare gli ambienti. Ciò ha un impatto negativo sulle performance degli impianti di riscaldamento.

Tutti questi effetti sono generati da un processo tanto semplice quanto fastidioso: l’aria fredda proveniente dall’esterno si introduce nell’edificio sfruttando il ponte termico, qui incontra l’umidità già presente negli ambienti interni.

La differenza di temperatura produce importanti quantità di condensa all’interno delle pareti o in superficie. Da qui nasce la distinzione tra condensa superficiale ed interstiziale: continua a leggere per conoscerne le differenze.

La differenza tra condensa superficiale e interstiziale

Ciò che distingue questi due fenomeni è il punto in cui l’umidità si deposita e bagna le pareti.

Le differenze sostanziali tra i due tipi di condensa sono:

  • Interstiziale: si forma all’interno delle mura. Provoca un calo graduale dell’isolamento termico dell’intero involucro ed un conseguente incremento di condensa nelle intercapedini. Spesso non ci si rende conto della sua presenza, perché le temperature estive tendono ad asciugare parzialmente le pareti, ma in inverno la condensa incontrerà l’umidità residua peggiorando progressivamente negli anni;
  • Superficiale: nella sua forma più evidente e fastidiosa, questa si presenta con le tipiche macchie scure sulle pareti. In questo caso, la formazione della condensa avviene a causa di un notevole distacco di temperatura tra l’aria interna e la superficie della parete stessa.

In entrambi i casi, il ricambio d’aria contribuisce a ridurre la quantità di umidità presente nelle stanze, ma non sempre aprire le finestre aiuta a risolvere problematiche strutturali. Continua a leggere per sapere come intervenire.

Come fermare la formazione di condensa?

In presenza di un ponte termico, l’obiettivo primario sta nell’innalzamento dell’isolamento termico. La tipologia di intervento dipende dal punto in cui è stata rilevata la “falla”, ad esempio:

  • Infissi: tra i punti più critici in termini di isolamento dall’esterno, i serramenti datati o di bassa qualità possono generare pericolose infiltrazioni. In questo caso, è opportuno procedere alla sostituzione delle finestre con modelli più performanti dotati di vetrocamera e telaio a taglio termico;
  • Balconate: spesso la struttura del balcone stesso provoca discontinuità nello strato isolante. Qui la soluzione definitiva sta nel rifacimento della gettata e della relativa soletta, il tutto seguendo un progetto coerente col resto delle pareti;
  • Pareti: il cappotto termico è l’intervento ideale per eliminare i ponti termici e allo stesso tempo incrementare l’isolamento termico dell’intero edificio. In alternativa, puoi installare dei pannelli isolanti all’interno, ma questi tendono ad occupare spazio negli ambienti a causa del loro spessore.

In diversi casi, potrebbe essere necessario fare ricorso a soluzioni più drastiche, come l’innesto del solaio o delle mura esterne.

Questi interventi vanno eseguiti con la massima cura per impedire una futura formazione di condensa. Scopri perché nel prossimo paragrafo.

Come prevenire muffa, condensa e ponti termici con una progettazione adeguata: la traspirabilità delle pareti

Tra edilizia e serramentistica, gli edifici oggi possono contare su tecnologie in grado di innalzare notevolmente l’efficienza termica, grazie a sistemi isolanti capaci di rendere gli ambienti completamente ermetici.

Ciò incrementa sicuramente le prestazioni energetiche dello stabile, facilitando il lavoro di caldaie a gas e climatizzatori, ma può generare un innalzamento dei livelli di umidità.

Le stanze di un edificio, che si tratti di una struttura residenziale o commerciale, devono mantenere tassi di umidità tra il 40% ed il 60%, ad una temperatura di 21 gradi.

Per ottenere questo risultato, è necessario, prima di effettuare interventi come il cappotto termico, studiare la stratigrafia dei muri e prevedere livelli di traspirabilità tali da garantire una temperatura interna delle pareti al di sopra del 13° C per impedire la formazione di condensa.

Raggiungere l’equilibrio termo-igrometrico è la soluzione definitiva per scongiurare la formazione della muffa e allo stesso tempo impedire danni strutturali all’edificio.

La progettazione delle mura può prevedere anche l’aggiunta di sistemi di ventilazione meccanica controllata, la cui azione garantisce il ricircolo di aria fresca anche quando non è possibile aprire le finestre.

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