Vuoi conoscere le zone climatiche in Italia e capire come avviene la classificazione delle stesse? In questo articolo di iQuadro troverai tutto quello che devi sapere a riguardo.
Ogni zona ha caratteristiche geografiche uniche, tra queste troviamo le condizioni meteorologiche. Osservando le zone climatiche della Terra, possiamo notare che l’Italia si trova esattamente al centro della zona temperata.
Questo comporta un clima mite in cui non ci sono eccessi né in estate né inverno. Ne consegue che l’Italia non è sottoposta a temperature o fenomeni atmosferici estremi.
Concentrandoci esclusivamente sul Bel Paese, esiste una catalogazione nazionale delle zone climatiche. Continua a leggere per sapere di più sul metodo di classificazione utilizzato.
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Come sono suddivise le zone climatiche in Italia?
Il criterio primario alla base della classificazione delle zone climatiche italiane è il calcolo dei Gradi Giorno.
La formula che restituisce il valore Gradi Giorno (GG) di una zona si basa su due importanti valori. Queste sono:
- Convenzionale: si tratta della temperatura ideale a garantire il comfort degli occupanti di un ambiente riscaldato artificialmente. In Italia, questo valore è fissato a 20° C;
- Media esterna: sulla base di dati statistici, viene registrato giorno per giorno il valore medio della temperatura ambientale nella zona scelta.
Il calcolo avviene sommando la differenza tra questi due valori ripresa singolarmente per ogni giorno del periodo autunno/inverno. Il valore finale indica quanti gradi è necessario recuperare durante l’intero anno solare.
La formula prevede la sommatoria soltanto delle cifre positive ottenute calcolando la differenza tra la temperatura esterna e quella ideale. La motivazione è estremamente semplice: un valore negativo indica che non è necessario attivare gli impianti di riscaldamento.
Ne consegue che un valore basso di Gradi Giorno è tipico di una zona in cui non si raggiungono temperature rigide in inverno. Inversamente, molti Gradi Giorno segnalano la necessità di utilizzare in maniera più intensiva i riscaldamenti durante la stagione fredda.
La classificazione delle zone climatiche italiane prevede il raggruppamento dei comuni con valori GG simili tra loro. Scoprile tutte nel prossimo paragrafo.
Quali sono le zone climatiche in Italia?
Nel Bel Paese, il Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 Agosto 1993 ha stabilito i criteri di base per il calcolo dei Gradi Giorno, prevedendo la temperatura convenzionale degli ambienti a 20° C.
Inoltre, il provvedimento ha diviso l’Italia in 6 zone climatiche:
• A: comuni con gradi-giorno inferiori a 600;
• B: comuni con gradi-giorno tra 600 e 900;
• C: comuni con gradi-giorno tra 901 e 1400;
• D: comuni con gradi-giorno tra 1401 e 2100;
• E: comuni con gradi-giorno tra 2101 e 3000;
• F: comuni con gradi-giorno superiori a 3000.
Sulla base della geografia italiana, ne consegue che in Zona A e B troviamo la stragrande maggioranza dei comuni meridionali e diverse isole, come Lampedusa.
Le zone C e D rappresentano la fascia più temperata coprendo le regioni del centro Sud e le aree costiere liguri, tra cui Savona.
Spingendoci verso il Nord e le alpi troviamo comuni in cui il clima è decisamente rigido in inverno, motivo per cui città come Belluno sono in Zona F.
Cosa comporta la presenza o meno in una zona climatica?
La legge italiana stabilisce chiare regole sull’utilizzo degli impianti di riscaldamento in base all’area di riferimento. Scopri di più nel prossimo paragrafo.
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Zone climatiche e accensione riscaldamenti
Gli impianti di riscaldamento sono alcuni tra gli elementi più “voraci” di energia all’interno di uno stabile. Al fine di contenere i consumi di energia, in Italia vengono poste limitazioni sui periodi di accensione in base alla zona climatica.
Nello specifico, la norma stabilisce sia il periodo in cui è possibile attivare i sistemi di riscaldamento, come le caldaie a biomassa, sia il numero massimo di ore giornaliere. Di seguito l’elenco per zona:
• A: accensione dal 1 Dicembre al 15 Marzo per un massimo di 6 ore giornaliere;
• B: accensione dal 1 Dicembre al 31 Marzo per un massimo di 8 ore giornaliere;
• C: accensione dal 15 Novembre al 31 Marzo per un massimo di 10 ore giornaliere;
• D: accensione dal 1 Novembre al 15 Aprile per un massimo di 12 ore giornaliere;
• E: accensione dal 15 Ottobre al 15 Aprile per un massimo di 14 ore giornaliere;
• F: solo per questa zona, non vi è alcuna limitazione nell’utilizzo dei riscaldamenti.
Le soglie indicate possono subire delle modifiche in caso di condizioni meteorologiche insolite: in questo caso il sindaco può emanare un’ordinanza che estende l’utilizzo degli impianti.
Il numero di ore giornaliere consentite è inteso in una fascia oraria tra le 5 e le 23, mentre la temperatura degli ambienti deve essere di 20° C, con una soglia di tolleranza di 2° C.
Sulla base della zona in cui ci si trova, dove si ha un maggiore risparmio? Scoprilo nel prossimo paragrafo.
In quali zone climatiche si risparmia di più?
La classificazione delle zone climatiche in Italia offre un valido parametro per scoprire in quali comuni si spendono cifre maggiori per il riscaldamento invernale.
Le cifre stabilite per legge rappresentano un tetto massimo e mai un valore fisso da considerare per tutto il periodo invernale: è chiaro che in Zona E, non sarà necessario accendere il riscaldamento per 14 ore già dal 15 Ottobre.
La zona climatica influisce sul costo in bolletta, ma il vero segreto per risparmiare sul riscaldamento sta nella corretta gestione dell’intero impianto e l’ottimizzazione dello stabile per evitare le dispersioni termiche.
Oltre ai costi in inverno, dovrai considerare anche le spese per il raffrescamento in estate: in aree più calde utilizzerai meno la caldaia, ma potresti riscontrare un azionamento massiccio dei climatizzatori quando le temperature cominciano a salire. Le Zone A e B sono tra quelle più soggette a questo fenomeno.
Ne consegue che più il clima è temperato, più si bilanciano i costi di riscaldamento e raffreddamento ottenendo importanti vantaggi in bolletta.
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