In che modo gli allevamenti non intensivi riducono le emissioni nocive? Scoprilo in questo articolo di iQuadro.
Le tecniche di allevamento intensivo hanno un notevole impatto sull’ambiente. Un recente studio di Greenpeace ha permesso di determinare quanto la zootecnica incida sui cambiamenti climatici.
Per invertire il trend, è necessario fare ricorso agli allevamenti non intensivi e alla riduzione della produzione di carne, favorendo il rispetto per la natura e la biodiversità.
Ma come avviene questo processo e come incidono gli allevamenti intensivi sull’inquinamento atmosferico? Leggi l’articolo e scopri tutto quello che devi sapere a riguardo.
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Cosa sono gli allevamenti non intensivi?
Consistono nell’allevare gli animali destinati alla produzione alimentare senza fare ricorso ad enormi impianti di produzione.
La differenza sostanziale risiede nel modo in cui vengono allevati gli animali, che godono di maggiore libertà, offrendo loro ampi prati in cui pascolare e un regime alimentare molto più simile a quello che prevede la natura.
Gli allevamenti non intensivi in Italia sono largamente diffusi, molte cooperative rinunciano alla zootecnica e puntano tutto sulla lavorazione della carne sostenibile.
Attraverso questa modalità, gli animali crescono seguendo i loro ritmi naturali e non vengono utilizzati organismi geneticamente modificati od ormoni della crescita per rendere più rapida la produzione di carne.
L’impatto ambientale degli allevamenti zootecnici rispetto ai non intensivi
Secondo uno studio di Greenpeace, in Europa gli allevamenti intensivi producono una quantità di emissioni nocive superiori a quelle del trasporto su gomma.
Un dato a dir poco sconcertante, che fotografa una realtà spesso sottovalutata o semplicemente ignorata.
Dal 2007 al 2018, la quantità di gas serra prodotta dagli allevamenti zootecnici è incrementata del 6%, pari a 39 milioni di tonnellate di CO2. Ciò si traduce nell’equivalente prodotto da 8,4 milioni di autovetture.
L’ente ha effettuato un conteggio delle emissioni dirette e quelle indirette generate attraverso:
- Produzione di mangimi;
- Deforestazione;
- Cambiamenti nell’uso del suolo destinato all’allevamento.
Il risultato finale è la spaventosa cifra di 704 milioni di tonnellate di CO2, un numero ancora più scioccante se confrontato col corrispettivo di gas serra prodotti da tutti i mezzi di trasporto su gomma che hanno viaggiato in Europa nel 2018: 656 milioni di tonnellate.
A ciò si uniscono anche altri importanti fattori di rischio per l’ambiente:
- Dispersione di liquami;
- Smaltimento scorretto degli scarti.
Il tutto conferma che la zootecnia può facilmente danneggiare:
- Terreno: attraverso la penetrazione dei materiali di scarto nei terreni agricoli;
- Acqua: a causa della dispersione di sostanze chimiche velenose;
- Aria: rilasciando metano e componenti gassose nocive.
Inversamente, gli allevamenti non intensivi tagliano drasticamente le emissioni, sfruttando tecniche di lavorazione sostenibili: scopri più nel prossimo paragrafo.
I vantaggi della carne da allevamenti non intensivi
Il primo passo per rendere gli allevamenti più sostenibili risiede nella riduzione del numero di animali allevati. Si stima che tagliando del 50% la produzione di carne, si risparmiano oltre 250 milioni di tonnellate di CO2. La cifra sale a 376 milioni – l’equivalente prodotto dall’intero comparto industriale europeo – abbattendo la produzione al 75%.
Oltre a garantire un basso impatto ambientale, gli allevamenti non intensivi offrono i seguenti benefici:
- Alimentazione sana: l’utilizzo di mangimi totalmente naturali e privi di OGM rende il prodotto finale molto più sano;
- Libertà di pascolo: gli animali allevati all’aperto crescono in maniera completamente naturale e non subiscono i traumi tipici delle condizioni estreme dei capannoni zootecnici;
- Sostegno all’economia locale: la lavorazione in loco accorcia drasticamente la filiera, garantendo un prodotto a Km 0.
L’ultimo punto è il più importante per quel che riguarda l’ambiente. Eliminando i numerosi passaggi della filiera, oltre a poter tracciare rapidamente un prodotto, si annullano le emissioni provocate dal trasporto: la maggior parte della carne prodotta in zootecnia proviene da stabilimenti al di fuori dell’Italia.
Eventi come la COP26 sono fondamentali per gettare le basi su regolamenti internazionali mirati ad eliminare pratiche dannose per la natura, come gli allevamenti intensivi.
Salvare l’ambiente è un impegno collettivo e iQuadro è parte attiva della lotta alle emissioni nocive e agli sprechi energetici.
Oltre all’iniziativa del calendario 2022 “What a Wonderfull Green World”, iQuadro sostiene la promozione della cultura green tramite: il progetto Giunti al Punto, gli spot tematici sul risparmio energetico e la prima Foresta iQuadro in Guatemala.
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